Gli aghi che vengono utilizzati per effettuare il tatuaggio depositano il colore a livello del derma. Il laser usato per effettuarne la rimozione deve quindi avere la capacità di penetrare attraverso l’epidermide, dove risiede la melanina, affinchè il trattamento abbia successo. La melanina assorbe una larga banda di spettro d’onda di luce, che spazia dai raggi ultravioletti (lunghezza d’onda corta) fino ai raggi infrarossi (lunghezza d’onda lunga). La proprietà della melanina è quella di assorbire preferenzialmente i raggi ultravioletti, che sono dannosi per l’uomo, e il grado di assorbimento diminuisce esponenzialmente con l’aumentare della lunghezza d’onda della luce. Quindi, affinché il laser sia efficace nella rimozione tatuaggio, deve avere una lunghezza d’onda che sia scarsamente assorbita dalla melanina e dalle altre strutture presenti nella pelle ed altamente assorbita dal colore del disegno da rimuovere.
In passato il colorante principalmente utilizzato nel disegnare il tatuaggio era il nero. Oggi vengono utilizzati moltissimi colori: è importante ricordare che ogni colore assorbe una determinata lunghezza d’onda. Se il tatuaggio presenta più colori, sarà opportuno usare un laser che abbia la possibilità di utilizzare più lunghezze d’onda oppure laser diversi specifici per ogni colore, per riuscire ad avere una rimozione completa. Un tatuaggio può inoltre diventare refrattario al trattamento laser o richiedere un diverso tipo di luce per togliere il pigmento rimasto: il trattamento iniziale infatti può alterare il colore del disegno e renderlo refrattario alla tipologia di laser utilizzata inizialmente; anche in questo caso è opportuno utilizzare un laser diverso da quello usato inizialmente per ottenere un buon risultato della rimozione.
Oggigiorno il gold-standard per la rimozione tatuaggi avviene tramite l’utilizzo di laser Q-switched, in cui l’impulso è brevissimo, della durata pochi nanosecondi.